Nel 2016, uno degli studenti del Corso di Laurea in Ingegneria Civile - Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura, ha svolto la tesi intitolata "Umidità nelle murature: analisi, diagnosi dei degradi e metodi di risanamento tradizionali ed innovativi".

Tra i vari argomenti trattati ampio spazio è stato dato all'analisi dell'installazione del dispositivo di deumidificazione elettrofisica SKM presso il Municipio di Aquileia in provincia di Udine che ha eliminato definitivamente il problema dell'umidità di risalita e che, dopo oltre 10 anni, mantiene sani e asciutti i muri dell'edificio che ospita la Casa Comunale.

Si riporta di seguito un estratto della tesi: Verardo L. – Umidità nelle murature: analisi, diagnosi dei degradi e metodi di risanamento tradizionali ed innovativi; cap. 6.5. Deumidificazione Elettrofisica – 6.5.1 Esempio Municipio Aquileia – Tesi Laurea, Ing. Verardo L., Udine, 2016 ";

Prima di procedere con lo studio dell’edificio e dei suoi problemi legati all’umidità è giusto fare un’introduzione e studiare come era ed è l’ambiente paesaggio sul quale si sta svolgendo l’intervento.
Aquileia è un comune italiano di 3369 abitanti della provincia di Udine in Friuli-Venezia Giulia d'oggi, collegata al mare dal fiume navigabile Natissa. [...]

Le acque dell’odierna Natissa risalgono in superficie attraverso delle polle (bojòns), una caratteristica morfologica che si può ancora oggi ammirare ad Aquileia, tenendo conto che il fenomeno delle acque di risorgiva, è comunque ben noto in tutta la Bassa friulana, da est nel territorio di Monfalcone fino a occidente nel Pordenonese. Infatti nel punto di incontro tra alta e bassa pianura, e cioè nel punto di incontro tra terreno permeabile ed impermeabile, le acque, accumulatesi nelle falde acquifere sotterranee, riaffiorano, dando origine ad una fascia di terra (la cui estensione può variare dai 2 ai 30 km) chiamata linea o fascia delle risorgive. Lungo tale "linea" si trovano tutti i punti in cui l'acqua (per effetto di un fenomeno di troppo pieno) risale in superficie dando luogo alle risorgive o fontanili. Essa si sviluppa sia ai piedi delle Alpi (linea superiore delle risorgive) che di un buon tratto dell'Appennino Tosco- emiliano (linea inferiore delle risorgive).

In Friuli la fascia delle risorgive (che divide anche la pianura friulana in alta e bassa) si estende, a sinistra del Tagliamento, da Codroipo al Carso Monfalconese e, alla destra del Tagliamento, da Codroipo a Sacile, dove raggiunge le polle del Livenza, ai piedi del Cansiglio 

Se si osservano alcune vecchie stampe, si nota subito che la Natissa, nasce in mezzo a una vasta selva (il Grant Bosc), completamente deforestata agli inizi dell’800, quando i nobili Cassis acquistarono queste terre per coltivarle in maniera intensiva: a tale scopo la presenza dei boschi e delle copiose acque venne a costituire un problema di non poco conto, che allora fu risolto con un forte riordino fondiario e una modifica della rete drenante.
Nel periodo medievale le acque della Natissa, chiamata anche Fayet appunto perché nasceva da un bosco di faggeti, furono fatte scorrere su tutti i lati della cinta muraria difensiva della città e probabilmente diedero il nome anche alla porta di sud ovest: porta Faytiula. Un racconto di acque che cominciano la loro corsa verso Aquileia dai Roncs, zona ubicata poco a nord di Aquileia.
Ancora oggi oltre alla Natissa scendono le fresche acque dell’Aussèt, del Marignùl (chiamato in medioevo Malignim Flumen), della Pantanosa, del Padovan: un patrimonio idrico non irrilevante che contribuisce notevolmente alla fertilità dell’agro aquileiese.
I più recenti studi geognostici sul territorio di Aquileia hanno portato a ulteriori conoscenze e cioè che, oltre a quelle del Natisone e del Torre, forse Aquileia riceveva anche le acque di un ramo del vicino fiume Isonzo. Ciò in considerazione del fatto che nell’agro aquileiese si sono trovate le ghiaie di quest’ultimo. Una plausibile alternativa è quella che gli alvei del Natisone e del Torre si siano impostati sulla direttrice preesistente dell’Isonzo, passante appunto anche per Aquileia.
Fatto rilevante è che tutti questi imponenti corsi d’acqua che alimentavano il celeberrimo porto romano di Aquileia imperiale ritratto in fig. 80, largo circa 50 metri e lungo oltre 300, siano venuti a mancare repentinamente nella seconda metà del IV secolo dopo Cristo.

Le ragioni di questa improvvisa cessazione di apporto di acque alla città romana possono essere spiegate da un avvenimento naturale, come una grande alluvione, oppure da cause dovute all’intervento umano, come per esempio un assedio militare, anche con una vera e propria deviazione del corso d’acqua a monte della città: quest’ultimo episodio viene documentato dagli storici proprio nel 381 d.C. a opera di Giuliano l’Apostata.

L’edificio che si andrà ad illustrare è il municipio di Aquileia sito in Piazza Garibaldi 7, tra via Roma a Sud e via XXIV maggio ad Ovest come si può vedere [...] nella foto che segue.

 

Come gli edifici circostanti, anche il municipio, era affetto da una risalita capillare considerevole, dovuta non tanto alle esondazioni del fiume Natissa, che dopo il recente sollevamento delle sponde sino a quota 13 m slm del lato sinistro, si sfoga nella riva di destra, quanto alla presenza delle acque di risorgiva che sono presenti su tutto il territorio circostante come appena descritto. Anche se Aquileia è posta nelle vicinanze della laguna l’effetto della salsedine, e dei suoi sali derivati, non intacca le murature essendo ad una distanza considerevole dalla zona costiera dove questo fenomeno è più rilevante. La situazione antecedente all’intervento si può notare nelle foto seguenti delle abitazioni circostanti poste in via XXIV Maggio facciate Ovest.
 


nella foto sopra è indicata la collocazione dell’edificio, realizzato per la maggior parte in laterizio e pietra arenaria - Masegno di Muggia (con le caratteristiche descritte al capitolo 3.1.1). Nel 1970 la costruzione ha ricevuto un intervento di ristrutturazione, che ha risolto solo temporaneamente il problema dell’acqua di risalita; dopo un certo periodo infatti si è ripresentata con tutti gli inconvenienti annessi:
•    Macchie persistenti sulle pareti dal pavimento in su
•    Forte erosione dell’intonaco nella parte centrale o alte delle pareti
•    Efflorescenze del cosiddetto "salnitro" a macchia
 

Questi danni si possono ancora notare in modo particolare nell’edificio posto sul lato Est in via Roma nella facciata Sud che presenta forte corrosione e sfaldamento dei mattoni come si può vedere meglio nella foto che segue.

 

I problemi nella parte dell’edifico posta a Nord Ovest, parte meno soleggiata e che quindi ha più difficoltà ad asciugarsi, presentava una risalita intorno al metro e settanta dalla quota di calpestio (come si può notare nella foto che si pubblica di seguito).
 

Così nel 2008 l’Amministrazione decide di risolvere il problema della risalita delle acque. Essendo però un edificio di interesse storico tutti gli interventi invasivi (come ad esempio il taglio a muro) sono stati scartati. Si è quindi deciso di adottare un sistema meno distruttivo. A quel tempo però questo tipo di tecnologia non era ancora molto conosciuta, e diffusa. L’unica azienda che produceva questo tipo di tecnologia era l’S.K.M. srl di Palermo che proponeva questo intervento in esclusiva ad un prezzo non modesto ma comunque inferiore rispetto un intervento invasivo. Tali prezzi oggi si sono notevolmente abbassati [...], l’azienda oggi, conta più di 3000 installazioni. Dopo quindi un’attenta analisi del prodotto, studi sull’azienda e valutazioni rispetto ai pochi interventi precedenti ha deciso di essere tra i pionieri nell’installare di questo tipo di sistema.
Degni di nota sono le certificazioni rilasciate dagli enti pubblici del successo del sistema per le installazioni nella Basilica di S. Ambrogio a Milano, nei  Musei Comunali di Rimini, nel Museo Civico di Palazzo Te Mantova, nel Duomo di Salerno, nella Curia di Genova e nel Palazzo Fontana di Trapani.
Dopo un’attenta analisi delle problematiche e dello stato di salute della costruzione i tecnici SKM, hanno effettuato i prelievi dei campioni di muratura per la determinazione del loro contenuto di umidità. Le misurazioni sono state svolte con igrometro CM si basano sul metodo ponderale con il Carburo di Calcio, precedentemente visto al capitolo 4 e ritenuto a abbastanza attendibile alla norma UNI 1121 del maggio 2004 "Beni culturali – Materiali lapidei naturali ed artificiali – Determinazione in campo del contenuto di acqua: Metodo al Carburo di Calcio".
Tale operazione si è eseguita con l’utilizzo di un trapano elettrico a lenta rotazione (<250 giri/min) analizzando il materiale di risulta che per ovvie ragioni (esposizione all’aria, seppure per un breve lasso di tempo, surriscaldamento dovuto all’attrito in fase di estrazione) tende a perdere naturalmente una quantità di umidità indefinita falsando in qualche modo la lettura del dato analizzato.
 

Le fasi del prelievo dei campioni, [...], sono state le seguenti:
1.    realizzazione di un foro nella parete interessata a due altezze e a due profondità con una punta di diametro leggermente superiore rispetto a quello della punta che si usa per il prelievo vero e proprio;
2.    pulito accuratamente il foro prima del prelievo del campione con un getto di aria compressa;
3.    scelto il  diametro delle punte in funzione della quantità di materiale da prelevare;
4.    prelevato il materiale accuratamente frammentato, con diametro del campione inferiore a mm 5;
5.    si immette nel contenitore ermetico una fialetta di Carburo di Calcio e alcune biglie d’acciaio e quindi viene chiuso;
Nel manometro compare il grado di misurare la pressione che si sviluppa per la reazione tra Carburo di Calcio e l’umidità del campione. Agitando il contenitore le biglie rompono la fialetta ed il Carburo di Calcio, a contatto con l'umidità presente nel campione prelevato, sviluppa gas AcetiIene. A seconda della quantità d’acqua presente nel campione in esame la lancetta del manometro segnerà direttamente il corrispondente valore d’umidità in CM
% o tramite una tabella di riferimento. Strumentazione in foto

 Ogni campione è stato individuato sulla planimetria in base al punto di prelievo; inoltre si sono specificate accuratamente le altezze rispetto al piano di calpestio e la profondità del sondaggio in modo che, a valle delle misure di contenuto di umidità dei campioni, si è potuto costruire una mappa che ha rappresentato, nel modo più completo possibile, lo stato igrometrico della muratura.
I valori ottenuti sono i seguenti riportati in Tab.6 che racchiude i risultati delle misure effettuate e le colonne, partendo da sinistra a destra, indicano:
1.    la sigla che identifica il prelievo;
2.    la distanza del prelievo dallo spigolo destro del muro in oggetto;
3.    l’altezza a cui è stato eseguito il prelievo, espressa in cm;
4.    il quantitativo in grammi prelevato;
5.    il   contenuto    di   umidità   riferito    al   campione   ottenuto    svolta   prima dell’installazione;
6.    il contenuto di umidità riferito al campione ottenuto svolta dopo 6 mesi dall’installazione;
7.    la variazione di umidità tra la seconda e la prima misurazione, espressa in %.
Lo stato di fatto dell’immobile è stato eseguito con la prima misurazione il 2 dicembre 2008 e dopo 6 mesi l’11 giugno 2009. Come si nota dalla tabella che riporta i nuovi risultati si può vedere che l’umidità era del tutto scomparsa dalle pareti dei campioni S2 e S3. Il campione S1 ha avuto la stessa variazione di umidità che ha portato l’umidità della muratura ad un valore del 2,2% valore inferiore all’umidità fisiologia. L’azienda ora possiede e vende strumenti per una più rapida e meno distruttiva analisi dello stato della muratura.

[...]

L’intervento è quindi costituito nell’istallare il sistema KalibraDRY con un raggio d’azione compreso tra i 12/15 metri. Si può notare dalla piantina, che lo strumento è stato posizionato in un punto baricentrico/centrale dell’edificio per poter coinvolgere più superfici murarie possibili. 

Dopo 8 anni dall’installazione e più di 67 mila ore di funzionamento il sistema, continua ad essere efficace e non si sono svolti più interventi, per ovviare a questo tipo di problema. Anche dopo tre anni dalla ritinteggiatura esterna, svolta appunto nel 2013, si può notare che non vi sono segni di umidità e o comparse di nuove macchie ed il muro appare asciutto come si vede nella foto che segue: